Svjatoslav Richter – Scritti e conversazioni
Taccuini musicali e scritti autobiografici raccolti e curati da Bruno Monsaingeon. «Su di me – scriveva il pianista – si raccontano e si scrivono cose talmente incredibili che mi domando chi abbia mai potuto inventarle»
di Marco Testa
NON ERA
RARO CHE SVJATOSLAV RICHTER (1915-1997), ritenuto pressoché
all’unanimità uno dei più grandi interpreti della storia del pianoforte,
lamentasse il frequente germogliare di falsi miti intorno alla propria
figura, per cui noi oggi non possiamo che essergli grati per aver
sconfessato una volta per tutte le maldicenze che lo riguardano: lo ha
fatto, a suo tempo, attraverso i propri scritti autobiografici, oggi
finalmente pubblicati in un libro curato da Bruno Monsaingeon (ed.
italiana Scritti e conversazioni, Il Saggiatore, € 39.00).
Monsaingeon,
parigino, violinista, è autore di svariati film documentari su alcuni
dei più grandi interpreti del Novecento, tra cui Glenn Gould, la cui
collaborazione rimane certamente quella più celebre e celebrata, insieme
naturalmente a The Enigma
dedicato a Richter. Comunque finalmente un testo, anzi il testo, che
metterà la museruola alla lunga serie di miti, inesattezze,
fantasticherie, ai «pettegolezzi né verificati, né verificabili», per
dirla con lo stesso Monsaingeon, che hanno interessato la vicenda
dell’artista sovietico.
Un esempio tra i tanti? Il suo presunto
stakanovismo: si vociferava infatti che, come un vero sgobbone, Richter
studiasse dieci ore ogni giorno (e chi lo conosceva era disposto a
giurarlo); ciononostante egli negò sempre, affermando di avere raramente
superato le tre ore quotidiane. Ma questo non è che uno dei vari nodi
controversi e nemmeno tra i più significativi. Veniamo pure al libro
che, sin dall’introduzione curata da Monsaingeon, è in grado di
accoglierci nel modo più gradevole: con apprezzabile scorrevolezza e
qualche volta con ironia ci consegna sapientemente all’universo di
Richter facendo leva su sapidi aneddoti e un sagace schizzo della sua
figura, figura che attraverso la penna di Monsaingeon ci appare immensa,
a tratti intangibile. Monsaingeon conobbe Richter molto bene ed è
interessante scoprire come a poco a poco fosse riuscito ad
accattivarsene la fiducia. Seguendolo passo dopo passo, si scorgerà un
uomo pieno di stupore davanti al grande pianista.
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